Devo dire che queste notizie mi lasciano davvero perplessa sul limitato concetto di libertà che hanno molti Paesi Arabi. Oggi parlerò delle donne che vivono in quelle terre in cui l’Islam, sorretto da leggi alquanto dubbie, può condannare al carcere e in alcuni casi alla pena di morte.
Personalmente ci sono molti aspetti della cultura araba che amo e condivido. Se le nostre culture e religioni avessero la possibilità di confrontarsi, potremmo imparare molte cose gli uni dagli altri! Il fatto di essere prevalentemente conservatori, con idee di culto, credo religiosi e ideologie politiche radicate dentro di noi da secoli di storia, non agevola di certo un confronto diretto.
Se io avessi avuto la sfortuna (per il mio modo di vivere e di intendere la libertà della donna) di nascere in un Paese Islamico, oggi non sarei viva!
Il fatto è che in un Paese come l’Arabia Saudita (che comunque non è l’Iran) una donna di 37 anni è stata arrestata per non aver commeso nulla di male. Certo questo è il punto di vista di noi occidentali non mussulmani. Bisogna anche dire che la maggior parte delle donne sono favorevoli a queste forme di repressione che la polizia religiosa applica laddove il Sacro Corano dia delle chiare indicazioni sui comportamenti delle donne e sul ruolo che hanno nella società e nella famiglia.
Per essere obiettiva anche la Sacra Bibbia riporta molti punti in comune con il Corano e se ognuno di noi dovesse osservare quanto è scritto la nostra società ritornerebbe indietro di 1000 anni.
A questo proposito vi invito a leggere in questo sito quanto affermano i testi sacri sulla donna http://www.utopia.it/vox1/400antinomie1.htm
Pertanto vorrei che quanto scritto sia preso come una semplice riflessione su un argomento molto delicato e troppo serio per essere discusso sommariamente.
Riad, caffé con collega: arrestata
Donna accusata di “promiscuità”
Rischia la vita Yara, una donna di nazionalità americana e saudita, che è stata “sorpresa”, mentre prendeva un caffè con un collega in uno Starbucks di Riad, in Arabia. La 37enne, madre di tre figli, manager di una società finanziaria, è stata costretta a vivere barricata in casa per aver violato la legge islamica che impedisce i contatti tra uomini e donne se non consanguinei. Con il collega è stata arrestata per “promiscuità”.
Come racconta il Corriere della Sera, tutto è cominciato quando i due si sono presentati nel locale sotto il loro ufficio perché era saltata l’elettricità e non potevano usare il computer.
Vestita con il tradizionale soprabito nero e il velo in testa, Yada si è vista bloccare e portare a una centrale mutawwa, la polizia religiosa, dopo che una telefonata anonima alla “Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” aveva denunciato l’oltraggio.
La donna ha dovuto firmare una confessione e poi è stata spedita in carcere dove è stata maltrattata e trattenuta per sei ore, prima che il marito, siriano, si precipitasse a Riad per salvarla.
Adesso Yara teme per la sua vita perché c’è il rischio di persecuzioni nei suoi confronti, anche dopo l’esplosione del caso, che ha fatto il giro del Paese. La sua intenzione è quella di tornare in Usa al più presto.
Fonte Tgcom 21 feb. 2008